Famiglia e Figli

La famiglia per avere successo, deve rispettare certe regole, dettate dagli “ordini”, di cui ovviamente le persone non hanno consapevolezza, venendo condizionati dai loro conflitti interiori. Un figlio, per esempio, in mezzo ai genitori, impedisce il sereno flusso della relazione e crea un disordine, perché i figli per ordine gerarchico vengono dopo i genitori e dopo la coppia, ordine puntualmente infranto per motivi affettivi ed innumerevoli sensi di colpa dei genitori verso i figli. Oppure accade che un figlio per amore prenda il posto di un genitore escluso o mancante, per aiutarlo e sostenerlo o perché richiesto dal genitore presente, con pretese e atteggiamenti che dovrebbe avere verso il marito o moglie. I figli devono fare i figli, prendere senza sentirsi in debito e ad un certo punto dare le spalle ai genitori, sentendo la forza degli antenati, per guardare e andare incontro al loro destino. Genitori e figli devono stare al loro posto rispettivamente da grandi e piccoli, assumersi le rispettive responsabilità, doveri e diritti, senza assumersi pesi altrui, perché questo crea disordini. Se dovesse accadere, in campo possiamo restituire ciò che non ci appartiene, una sofferenza, una responsabilità, un dovere, un compito e liberare il nostro destino.

In campo vediamo continuamente conflitti tra genitori e figli ma ciò che ci è stato insegnato tassativamente, è che sia sempre e solo il figlio ad andare verso i genitori nel movimento di riconciliazione. Può sembrare strano ma è il figlio che deve “prendere” i genitori, non viceversa, così come deve prendere e accogliere la vita.

Per il successo della famiglia è fondamentale che i genitori evitino di coinvolgere i figli nelle loro problematiche, di qualsiasi genere, anche di coppia e soprattutto quelle intime, altrimenti la coppia rischia di spezzarsi e fallisce la famiglia stessa. Può succedere anche che siano i genitori a fare i piccoli verso i figli, quando a loro volta hanno subito un movimento interrotto o non si sono sentiti abbastanza amati, riversando la loro richiesta d’amore mancato verso i figli ma questo è impossibile, una persona non può essere amata dal proprio figlio come dal proprio genitore, altrimenti sovraccarica il figlio di un peso, che creerà disordini nella relazione e nella vita del figlio.

Capita spesso però che sia il figlio a mettersi in mezzo, giudicando i genitori ed erigendosi a grande nei loro confronti, sapendo lui cosa sia meglio per loro. Questo può causare avvenimenti molto gravi nella famiglia, malattie, incidenti, suicidi e altro. Un figlio può giudicare i genitori ed essere molto arrabbiato con loro, anche per non aver ricevuto abbastanza, rimproverandogli delle mancanze, creando conflitti e soprattutto danno a se stesso, perché il rifiuto dei genitori, implica un inconscio rifiuto della vita e del relativo successo, che può manifestarsi nelle relazioni, nel lavoro, e con delle malattie. Il figlio non può nemmeno “perdonare” il proprio genitore, perché sarebbe come porsi al di sopra, ha invece bisogno di accettarli così come sono e per quello che gli hanno dato, oltre la vita, così come gliel’hanno passato, riconoscendo che è tutto ciò di cu avevano veramente bisogno, per trarne la forza di fare qualcosa di nuovo e di buono per sé e gli altri. Per permettere questa riconciliazione, in campo è utile che il figlio si lasci andare in un profondo inchino verso i genitori, per onorarli, con sincero affetto e pentimento, riconoscendo di aver sbagliato e chiedendo scusa. Fare un inchino sincero e autentico, significa mollare tutto il giudizio che separa, questo gesto rinforza, guarisce le ferite e fa ritornare in accordo con le proprie origini. Se l’inchino è fatto meccanicamente o forzosamente, assume il significato di una sottomissione, come nella tradizione patriarcale ed ecclesiastica. Se il figlio proprio non sentisse questo gesto, potrebbe trovarsi davanti ad un padre che non lo è biologicamente o celare un irretimento di un antenato, il cui padre a sua volta non lo era veramente.

In caso di separazione dei genitori, non si devono distribuire colpe ma accogliere e riconoscere il dolore causato e sentito reciprocamente, affinché tutto avvenga in modo pacifico. Se i genitori non riconoscono le proprie responsabilità, che hanno portato alla separazione, condannando l’altro per tutte le colpe, tali colpe potrebbero essere espiate dai figli. I genitori non dovrebbero mai condividere con i figli i motivi della separazione ma trasmettergli la sicurezza che si dividono come coppia ma non come genitori, senza metterli nella condizione di scegliere e senza mai parlare male del genitore assente. I figli non dovrebbero scegliere con chi stare, ma rimanere con il genitore che rispetta di più l’altro o con il genitore che ha subito l’abbandono. Solo se i genitori si rispettano reciprocamente e riservano ai figli l’amore originario della loro coppia, allora i figli possono crescere serenamente. Le persone amano e rifiutano nei figli, ciò che amano o rifiutano del partner; in caso di separazione si è più portati a giudicare l’ex partner e tale rifiuto lo riversano inconsapevolmente sui figli, che portano i relativi caratteri, creando conflitto. Occorre che il genitore lo riconosca e accetti il figlio per tutto ciò che porta, anche dell’altro genitore.

Quando ci si separa da un figlio, dandolo in adozione, i genitori perdono responsabilità e diritti, ma il figlio continua ad appartenere al proprio sistema familiare, quindi, potendo stare con un parente, non dovrebbe mai essere dato in adozione. Adottare un bambino e magari portarlo via dal suo paese natale, è una questione molto critica, perché si strappa il bambino dai suoi riferimenti e dalle sue radici e questa colpa può essere espiata dalla coppia con la separazione o dagli altri eventuali o futuri figli, anche con la morte. L’affidamento sarebbe un’azione molto più umile, perché non implica alcuna volontà di sostituirsi ai genitori mancanti e altrettanto utile. Bisognerebbe poi, per rispettare il bambino, agevolarlo nell’incontro con i veri genitori, soprattutto con il padre, perché conoscere il padre, significa riacquistare il diritto di appartenenza alla propria stirpe.

Quando i genitori non riescono ad avere figli e si decide per la fecondazione assistita, ci si mette contro il proprio destino, creando squilibrio nella coppia. Il sistema può aver interrotto la discendenza, come conseguenza di una grande sofferenza sulla linea femminile, per troppi bambini morti, persi o abortiti. Vedere, riconoscere e portare nel cuore tutta la sofferenza di vittime e carnefici, può essere utile a compensare questo dolore e riaprirsi verso l’arrivo di una nuova vita.

Riguardo all’ambito delle fecondazioni assistite, rimangono aperte molte porte, dubbi ed approfondimenti, con spermatozoi di donatori anonimi, uteri in affitto, ovociti inseminati e non impiantati e l’azione meccanica dell’inseminazione da parte di terzi, e sulle conseguenze di tutta questa manipolazione umana sulle persone, coppie, figli, posteri e società.

Anche la sterilizzazione di uno dei partner è da indagare, in quanto conseguenza molto probabilmente di irretimenti e sicuramente di grandissimi dolori, perché è un movimento palesemente contro la vita, che porta pesanti colpe ed espiazioni e gravi conseguenze per il sistema ed i suoi componenti.