Costellazioni Individuali

Le costellazioni individuali nascono da una coppia di counselor, allievi di Bert Hellinger, Jakob e Sieglinde Schneider, usando i playmobil, (esistenti in Germania dal ’74) ed applicando gli Ordini dell’Amore scoperti da Hellinger.

Esse risultano tutt’ora molto utili, nel caso di persone intimidite dal gruppo, che preferiscono l’intimità del rapporto diretto con l’operatore. Il lavoro individuale è meno potente per sciogliere nodi ed irretimenti ma risulta altrettanto efficace per prendere maggiore consapevolezza di una situazione. Anche con le persone più chiuse, questo lavoro può portare grandi benefici, a cominciare dal fatto di poter guardare le situazioni da nuovi punti di vista e poter “sentire” senza il filtro dell’ego ferito e arrabbiato.

Poiché ci sono solo operatore e cliente, come rappresentanti si possono usare degli oggetti. Per decidere come lavorare, se in modo più statico (con oggetti su un tavolo come playmobil, pietre o bicchieri) o più dinamico (con oggetti per terra, come fogli di carta o feltri, su cui ci può salire e stare in ascolto, muovendosi nello spazio considerato come campo), è importante comprendere il cliente, se è già abituato a lavorare su di sé, se è aperto al suo sentire  e a ricevere immagini oltre la sua mente razionale o se è chiuso nelle sue emozioni e convinzioni e non vuole sentire nient’altro.

Con i playmobil, si rimane su un piano di percezione, senza usare il corpo. Si chiede al cliente di sceglierli in base ai colori di capelli e dei vestiti, sesso e grandi/piccoli e di disporli nel campo, per esempio un foglio di carta, osservare e sentire ciò che emerge. Il conduttore prende nota dei rappresentati, dell’ordine in cui sono stata messi in campo, degli spostamenti, di ciò che emerge in termini di eventi ed emozioni. Se il cliente fa fatica a contattare la propria parte emotiva, perché traumatizzata o dissociata o in cura psichiatrica, rimarrà su piano di osservazione. Se la persona è più aperta, può sentire cosa prova nell’osservare il campo ed eventuali movimenti, disposti da lei o dall’operatore. Il playmobil, infatti, è un pupazzetto con braccia e gambe che può muovere per sedersi, abbracciare, ecc, quindi permettono diversi movimenti, sebbene limitati rispetto ad una persona. Operatore e cliente possono quindi decidere di fargli fare dei movimenti, per esplorare la situazione e permettere al cliente, attraverso la rappresentazione, di fare chiarezza riguardo i suoi sentimenti e la sua visione. I pupazzetti ovviamente sono immobili ed in silenzio ma il conduttore si fa da tramite, esprimendo le dinamiche che sente e “vede” in loro, stimolando la relazione fra rappresentanti e cliente, per arrivare, se possibile, verso una situazione di risoluzione e ordine.

Con i fogli di carta o feltri per terra, invece, il cliente o il conduttore, si muovono nello spazio. Sul foglio di carta si scrive il nome di chi si vuole rappresentare, con una freccia che indica la direzione dello sguardo. Si chiede al cliente di disporli nello spazio e di salirci sopra, uno per volta, sentire emozioni e sensazioni. Occorre stare attenti che il cliente non metta in atto meccanismi di fuga dal proprio sentire, chiudendo gli occhi o lasciandosi andare alle emozioni ed uscendo dalla presenza. Per il cliente è una grande possibilità, sentire ciò che le persone coinvolte e portate in campo, provano veramente al di là delle sue convinzioni. Se invece il cliente è chiuso e rigido, non si riesce a fare un buon lavoro con questo sistema. È importante ricordargli continuamente di fidarsi delle proprie sensazioni e fargliele verbalizzare, per fargli prendere sempre maggiore consapevolezza, necessaria al cambiamento che cerca.

Queste due tecniche sono piuttosto flessibili, perché in qualsiasi momento si possono sospendere, per dedicarsi ad un colloquio con il cliente e riprendere successivamente.

Il costellatore non deve avere né intenzioni né paura e mantenere un adeguato distacco, per non condizionare il campo ed il cliente. Considerando che la relazione tra terapeuta e paziente e tra operatore e cliente è, dal punto di vista della struttura patriarcale della società, essa stessa una struttura di potere, l’operatore deve stare in un ascolto attivo ed empatico verso il detto e non detto del cliente, affinché possa essergli veramente d’aiuto. Egli deve stare in uno stato di continua presenza, in ascolto non solo del cliente ma anche del proprio sentire, per cogliere ciò che gli risuona di più del racconto del cliente e “vedere” oltre l’apparenza. Nel colloquio con lui, deve continuamente modulare lo spazio da lasciargli, in modo da creare una relazione di fiducia, facendolo sentire libero di esprimersi ma al tempo stesso, ponendogli adeguati limiti, in modo da non cadere eccessivamente nel mentale.

Occorre sempre rispettare le modalità del cliente di approcciarsi al suo problema, comprendendo la sua disponibilità ad aprirsi per affrontarlo e di prendere decisioni necessarie per portare i cambiamenti richiesti, utili a sanare la situazione che lo affligge. ll costellatore, allo stesso tempo, non si deve sentire in obbligo di concludere la costellazione con un movimento di pacificazione, ma libero di interrompere quando lo ritiene opportuno.

Limiti e vantaggi del lavoro individuale riguardano alcuni aspetti importanti: il campo cosciente è più limitato e c’è meno energia, per mancanza del gruppo; il lavoro ha minor coinvolgimento emotivo, è più lento e limitato nelle sue manifestazioni e ha di solito rivelazioni meno sorprendenti; per l’operatore il lavoro è più semplice, approfondisce maggiormente la conoscenza con il cliente, può strutturare il lavoro in più sessioni, per affrontare singolarmente le varie tematiche; per il cliente, il dialogo e la relazione sono più intime e ha modo di fare maggiore chiarezza, perché si affrontano meno temi ed eventi rispetto alle costellazioni di gruppo.

A fine sessione è bene avvisare il cliente, che possono sorgere eventuali sintomi, dovuti alle emozioni ed energie mosse. Non potendo consigliare nulla, si può spiegare l’esistenza di fiori di Bach, come il Rescue Remedy, per far fronte ad eventuali malesseri emotivi. Avvisare anche di evitare, se possibile, altri lavori energetici per i successivi 21 giorni, per non interferire con il lavoro fatto.